Addio mia arte! Gino Grimaldi, i colori dell'arte nell'ombra della follia

è uno spettacolo teatrale che intende celebrare la figura del pittore Gino Grimaldi attraverso la rievocazione di alcuni momenti fondamentali della sua esistenza travagliata. Ispirandosi alle tematiche che caratterizzano le opere e la vita del pittore, come il ruolo dell’arte e della bellezza, la sofferenza, il simbolismo, il rapporto eros e thanatos,  la vicenda rappresentata dallo spettacolo vede Gino Grimaldi, all’età di quarantaquattro anni, già internato nel manicomio di Cogoleto a causa di una psicosi maniaco-depressiva e di un tentativo di suicidio avvenuto a Genova. All’interno dell’ospedale, il pittore conosce il proprio psichiatra, il quale, a sua volta, attraversa un momento di profonda crisi personale determinata da un senso di ribellione nei confronti di un sistema manicomiale che non approva. Durante un colloquio, Grimaldi comunica al dottore il proprio strenuo e ossessionante bisogno di dedicarsi alla pittura che definisce come l’unica sua medicina e lo psichiatra, affascinato dalla personalità di uomo colto e raffinato, appurando il suo reale bisogno di dipingere come mezzo per affermare se stesso e la propria identità, decide di concedergli il permesso tanto agognato.

Grimaldi, tuttavia, deve fare i conti con i propri demoni, le crisi, le insicurezze e il senso di disperazione dettati dalla propria malattia, che lo portano a rasentare la decisione di dire addio alla propria arte

Lo spettacolo rievoca così alcuni momenti fondamentali della vita di Grimaldi, in particolare, l’internamento a Pratozanino, che fu determinante per il concretizzarsi della sua espressione artistica, ma intende essere anche un omaggio a tutti i degenti del manicomio sepolti nel cimitero della struttura in tombe senza nome, contrassegnate da soli numeri. Il personaggio del primo psichiatra è funzionale alla storia e vuole rappresentare come, nel sistema manicomiale del tempo, poteva accadere che personalità di grande livello e modernità fossero costrette a scontrarsi con regole disumane, con arretratezza di pensiero e scarsità di mezzi realmente curativi. La figura femminile che accompagna la narrazione è la dama del quadro, che, come daimon funge da tramite fra l’opera di Grimaldi e i suoi fruitori. Lei è onnisciente sacerdotessa di bellezza che ha il compito di affascinare 

lo spettatore e di iniziarlo all’opera del pittore, ma si presta anche ad interpretare simbolicamente i degenti del manicomio e a dar voce alla loro sofferenza.

Ciò che contraddistingue Addio mia Arte è la commistione fra diversi linguaggi espressivi, come quello drammaturgico – basato su una ricerca biografica – e quello della videoarte, che, entrando in sinergia, fanno sì che un bene immateriale come un’opera teatrale possa interpretare e celebrare un bene materiale come un’opera pittorica, valorizzandola e traendone a sua volta pregio e ispirazione, in un proficuo dialogo.

Così scrive la regista dello spettacolo, Novella Limite, nelle note di regia: «Conobbi l’arte di Gino Grimaldi nel 1998, in occasione della mostra Figure dell’anima, di cui conservo ancora il biglietto d’ingresso. Riporta un particolare della Carità di S Camillo, la coppa contenente il liquido rosso all’interno del quale è disegnato un volto, verosimilmente simbolo del Santo Graal, che una figura dai tratti androgini avvicina alle labbra.

Ricordo che rimasi a lungo in estatica ammirazione di fronte al quadro, al punto da indurre gli addetti alla sicurezza ad appurare che mi sentissi bene e non fossi rapita da qualche strana sindrome. 

In realtà il rapimento si verificò e dura tuttora. Non vi è dubbio che l’opera conservata all’Oratorio di S Lorenzo, a Cogoleto, continui a esercitare su di me un grande potere ammaliatore, inducendomi a vivere un “groviglio di emozioni”, come lo definisce Angela Pippo nella sua tesi, Vita, morte e miracoli nel ciclo pittorico di Gino Grimaldi, all’interno della chiesa dell’ex ospedale psichiatrico di Cogoleto

L’idea di realizzare uno spettacolo teatrale su Gino Grimaldi la devo alla lettura di Schizzi di Eros di Paola Zallio, un libro così intenso e coinvolgente da fondersi, nel mio immaginario, con l’opera di Grimaldi, facendo sì che entrambi i capolavori, quello figurativo del pittore e quello scritto dell’autrice diventino per me inscindibili e imprescindibili l’uno dall’altro.

"Giù, entro nel sogno e sono il mio sogno: questa lingua – acqua che è appena nata.
La scrittura, che è e è sola.
Carnale – e strappa il sipario


e ancora:

Questo luogo è il teatro – la forma più nuda.
Lo spazio è simbolico.
Diventa essenziale.
Un luogo estetico: due occhi.
E l’autore? Chi? Io? Io guardo.
E tu? Tu soffri.
Eros è desiderio.
Alzo il sipario: va in scena Grimaldi
.
Silenzio! Schizzi di Eros "

Paola Zallio

Schizzi di Eros

Recensioni

Le edizioni realizzate

Edizione 1.0

La prima edizione del 26/10/2013 rappresentata all'Auditorium Berellini a Cogoleto caratterizzata dal quadro vivente realizzato sul palco dai degenti di Casa Nuova Insieme

Edizione 2.0

La seconda edizione del 2015 a Cogoleto e a Savignone. Per questa edizione si è ottenuto il finanziamento dalla Compagnia di S. Paolo. Lo spettacolo è stato arricchito da video evocativi su Gino Grimaldi.

Edizione 3.0

La terza edizione è stata rappresentata ad Arenzano al Sipario Strappato. Questa edizione è stata affiancata dalla mostra "Gino Grimaldi ARS REGIA e la fascinazione della simbologia alchemica

Edizione 4.0

La quarta edizione è stata rappresentata a Genova presso Quartopianeta a Genova Quarto e poi a Cogoleto nell'ambito degli eventi per la celebrazione del 40ennio della legge Basaglia